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sabato 6 dicembre 2014

L'orologio pubblico

Il simbolo moderno dell’identità storica di Talsano è l’orologio pubblico a ridosso della Chiesa della Madonna del Carmine.

Già nel 1890, i rappresentanti talsanesi, durante le sedute del Consiglio Comunale del Comune di Taranto avevano avanzato richieste per ottenere la costruzione del Municipio e dell’orologio pubblico. Soltanto nell’Aprile del 1906 fu firmata la delibera che stanziava 600 lire per la realizzazione dell’orologio ma passarono 14 anni per l’approvazione del progetto di installazione e l’aumento dei prezzi riportò la questione in Consiglio Comunale. Questo pantano burocratico fu smosso solo dal munifico intervento del conte d’Ayala che rese possibile l’inizio dei lavori che si conclusero il 25 ottobre 1922.

L’orologio ha un ingranaggio a forma orizzontale, sistema francese, carica ogni trenta ore e con suoneria delle ore e dei quarti scandite dalla caratteristica campana a martello.

 

 Per tanti anni coi suoi rintocchi ha segnato il passare del tempo, la vita del paese e dei suoi abitanti. Quell’orologio ci ricordava quando era tempo di svegliarsi, di mangiare o di dormire; quando bisognava ridere per una festa o piangere per un lutto. Poi un giorno ha smesso di suonare, e ancora oggi il suo silenzio sembra sottolineare il torpore calato sull’intera comunità di un paese accorpato al Comune di Taranto, che cerca di conservare una propria identità culturale, oltre quella linguistica che già si diversifica dal dialetto tarantino e contaminato da termini tipici dell'area salentina. E da Talsanese spero, con queste due righe di contribuire alla conservazione e alla divulgazione della nostra storia per risvegliare l’orgoglio di essere Talsanese che negli ultimi anni, specie nelle nuove generazioni, sembra essere quasi sparito. 



venerdì 5 dicembre 2014

Villa Schinaia


L’800 consacrò il predominio incontrastato della borghesia agraria, personificata dalla figura del galantuomo, del signorotto. Questi modificarono strutture esistenti, sino ad allora chiamate a svolgere mere funzioni economiche, rendendole più confortevoli e adeguandole alle esigenze dell’attività svolta senza tralasciare però l’impatto visivo, prestando particolare attenzione ai dettagli architettonici, interni ed esterni, dell’edificio. Nacque così il casino, un complesso edilizio tipicamente rurale o suburbano destinato a scopi residenziali, ben distinto nelle forme architettoniche dai contigui ambienti produttivi preesistenti, inseriti in una masseria. 
Fu però all'interno dei vigneti di Talsano, Lama e San Donato che vennero apportate le novità più significative. Il casino delle aree viticole del Tarantino si inseriva, quindi, in una struttura produttiva e della organizzazione del lavoro molto diversa rispetto a quelle prefigurata dalla masseria, quasi alternativo ad essa, come dimostrano i rispettivi effetti sulle campagne circostanti. 
Mentre lo sviluppo della masseria aveva una delle più profonde ragioni d'essere proprio nella espulsione della piccola proprietà contadina, il vigneto ha sempre promosso il radicamento della popolazione rurale.


Tipico esempio dell’evoluzione della ristrutturazione urbanistica è un edificio particolare e sicuramente unico nel suo genere in Talsano: Villa Schinaia. 
                                            


Un edificio voluto da Francesco Schinaia, per tutti i talsaanesi Don Ciccio, un proprietario agricolo, che nel 1921 decise di costruire sui suoi terreni, una casa colonica che gli consentisse di seguire sul posto, il lavoro e i lavoranti. In seguito continuò la costruzione in modo da poterci abitare.
Francesco Schinaia legò la costruzione della villa alle sorti dell’azienda agricola, unica fonte di fondi per la costruzione.
Dopo 25 anni, nel 1946 la casa colonica era solo una parte della villa di tre piani che ancora oggi possiamo ammirare appena si arriva a Talsano.